Continuazione...

Cosa vogliono gli Usa dal Venezuela? 

Iniziamo col valutare i veri obiettivi strategici dell'amministrazione Trump, che sono sostanzialmente tre:

contrastare la penetrazione di Cina e Russia in un Paese affacciato su un mare comune;

riagganciare al dollaro parte del mercato del petrolio globale, finito sotto lo yuan cinese;

aumentare la pressione sul regime di Nicolas Maduro, preparando il terreno a un cambio di regime che introduca un governo più remissivo.

Gli Usa hanno impiegato quasi un soecolo a diventare un'isola geopolitica, cioè a rendere colonie o innocui gli Stati del loro continente. Domare il "ribelle" Venezuela risponde a questo imperativo strategico per restare la superpotenza mondiale.

Il pretesto della lotta al traffico di droga. La lotta al traffico di droga è dunque un pretesto retorico. La stessa distruzione delle navi, con annesse "prove", ne è indizio. Senza contare che quasi tutte le rotte del fentanyl, che sta decimando la gioventù statunitense, passano da Pacifico e Messico e non dai Caraibi. Già durante il suo primo mandato, nel 2019, Trump provò già a rovesciare il regime di Maduro senza riuscirci. Stesso copione del 2002, quando il presidente (sempre repubblicano) George W. Bush fu testimone del fallimento del golpe contro Hugo Chavez. Qui si inserisce ancora una volta la propaganda americana sulla lotta alle dittature, lanciando un messaggio anche alla vicina Colombia e alla presidenza di Gustavo Petro. Come a dire: occhio, potresti essere il prossimo. La contro-retorica del presidente colombiano è giunta durante i lavori della Cop30, in cui ha attaccato duramente Trump e le lobby del petrolio. [...]